In piazza per aiutare tutto il mondo del lavoro a riprendere in mano il suo destino
(di Gianni Pagliarini, Responsabile Lavoro PdCI)
Un Primo Maggio dei diritti, per rimettere in primo piano le aspettative delle lavoratrici e dei lavoratori, le rivendicazioni dei milioni di cittadini che vivono sulla pelle gli effetti della crisi economica, le legittime ambizioni di coloro che sono sprofondati loro malgrado nel girone infernale della precarietà. Un Primo Maggio di speranza, per tutti coloro che non si arrendono al berlusconismo e alla più becera subcultura populista e mercantile. E invocano, fin dalle prossime elezioni europee, una svolta di sinistra e di progresso sociale. Un Primo Maggio di lotta, a beneficio di chi rischia l’espulsione dal ciclo produttivo e rivendica un futuro degno di questo nome, con al centro il grande tema dell’uguaglianza. Un Primo Maggio di cordoglio, per ricordare i milletrecento lavoratori morti su un ponteggio, sotto un capannone o su una banchina portuale e per abbracciare idealmente tutti i loro familiari. Noi, Comunisti Italiani, attribuiamo, dunque, alla Festa del lavoro un significato niente affatto rituale: la vogliamo riempire con i piccoli e grandi problemi della quotidianità di chi lavora, con le piccole e grandi speranze che animano tutti i cittadini che non si arrendono allo stato di cose presenti. Noi, Comunisti Italiani, saremo in piazza con loro, per aiutare tutto il mondo del lavoro a riprendere in mano il suo destino.
Ma ricordiamo il I maggio come la terribile giornata della strage di Portella della Ginestra. La prima strage di stato.